Finchè non ho conosciuto chi con la Sindrome ci lavora veramente. Già un'altra cosa. Tutto è diventato possibile.
E poi sono arrivati gli Altri.
Gli Altri Genitori.
Quelli veri, quelli forti, quelli coraggiosi.
Quelli che non accettano stereotipi, quelli che non si arrendono, quelli che lottano.
Quelli che Amano.
Quelli che dicono: "Vieni, camminiamo insieme e vedrai in che paese meraviglioso siamo ."
Quelli come Maria.
"Sono qui che aspetto che Benedetta
finisca i suoi esercizi di psicomotricità, sto finendo di rimuginare
sui “compiti per casa” che, poco fa, mi ha assegnato la nostra
logopedista. Faccio una lista della spesa mentale… spazzolino
elettrico, candela, baci…quest’ultima è la più facile…
E’ un pomeriggio come tanti, nella
sala d’attesa siamo solo in due: io e un’altra mamma. Si sente un
pianoforte. Penso a quante volte sono stata qui. Prima non sapevo
nulla di posti come questo. Questo posto che all’inizio mi
provocava inquietudine, ora è un po’ casa nostra.
Guardo i puzzle attaccati alle
pareti. Si sente ancora il pianoforte. Di solito, quando vengo qui,
mi porto del lavoro da fare, oppure approfitto per sbrigare impegni
che riguardano l’Associazione. In due ore si fanno un mucchio di
cose! Oggi no. Adesso qualcuno canta e io penso a quando lei arriverà
portandosi dietro la sua borsetta rosa. Mi guarderà negli occhi,
sorridente, come sempre, e mi darà un bacio. E mi abbraccerà. E io
sentirò quel suo odore di biscotto… Poi, farà il giro della
stanza e sorriderà a tutti quelli che conosce. Saluterà le
assistenti e Antonello (il nostro psicomotricista) come a dirgli:
“Mò me ne vado, marameo!”. Poi cercherà di aprire una porta
troppo pesante per lei, con una maniglia troppo in alto per lei. Ma
ci proverà lo stesso. Avrà fretta perché sarà ora della merenda!
Poi si accomoderà in macchina,
sospirando e mi indicherà la sua borsetta dicendo “Pappa!”. E
sarò io che vorrò abbracciarla. I suoi abbracci sono una delle cose
più belle che mi ha regalato la vita. Sono morbidi e tenaci al tempo
stesso. Sembra che mi abbracci sapendo che mi fa del bene, sembra che
sappia che ne ho bisogno, che così mi da sicurezza.
Si mi da sicurezza! Lei, così
piccola… mi ha insegnato ad essere madre. Madre anche di suo
fratello e di sua sorella, madre anche di altri, anche di quelli che
rischiano di non nascere e di quelli che non nasceranno mai perché
qualcuno si è arreso, madre di quelli i cui genitori si sono
rassegnati.
Benedetta mi ha fatto salire su una
giostra di cui lei è solo uno dei cavalli. E con lei è salita tutta
la nostra famiglia. Prevale il senso di quello che lei rappresenta,
prevale l’amore che si può dare, il miglioramento che si può
apportare alla società stessa. Benedetta mi ha insegnato che, se si
vuole un mondo migliore, bisogna prima di tutto iniziare da quello
che possiamo fare noi per migliorarlo. E lei se ne sta li,
appollaiata sul mio cuore, sorridendo mentre partecipa del nostro
lavoro per cercare di fare di questa piccola parte di mondo un posto
dove sia più bello vivere. Con o senza fragilità…
Benedetta mi
ha insegnato a guardare oltre, e a guardare dentro le fragilità…
mi ha insegnato ad essere grata, mi ha insegnato a sorridere dentro e
fuori, ad inventare strade nuove.
Benedetta mi ha insegnato a non
avere paura, o comunque a farla durare molto poco.
Benedetta mi insegna molte cose ogni
giorno, mi stupisce, mi da speranza, gioia… mi insegna ogni giorno
che i figli non sono nostri, che non sono proiezione di noi stessi,
ma che sono semplicemente “persone” di cui ci è toccata una
responsabilità d’amore piena. Si, anche questo mi insegna ogni
giorno Benedetta: a sentirmi responsabile… non solo del mio
orticello…
Mi insegna a non crearmi alibi, ma
anche a mettere sempre in discussione facili certezze… a non porre
limiti. Mi insegna ogni giorno a guardare la vita dritto negli occhi,
a ringraziare Dio per ogni battito di ciglia dei miei figli, a
ringraziarlo per quei grandi occhi a mandorla…
L’altro giorno il mio figlio
maggiore (un piccolo uomo di quasi 11 anni) mi ha detto: “Mamma io
voglio Benedetta così com’è perché è troppo forte, non mi
importa niente che ha un cromosoma in più! Io la voglio così, non
la vorrei diversa.” E io gli ho risposto che non ce lo dobbiamo
negare che sarebbe meglio non averlo quel cromosoma in più. Ma lui
prepotente, e infinitamente più saggio di me, mi ha risposto: “ Se
non ce l’avesse non sarebbe lei, e io voglio lei come sorella!”.
L’unica cosa che mi è rimasta da fare allora è stato ridere.
Perché noi ridiamo molto, anche di
lei… ma soprattutto con lei. Ho pensato, in quel momento, che ho
perso il ricordo dei momenti di tristezza. Ricordo solo di quante
volte le ho chiesto scusa per avere pianto quando mi hanno messo
davanti al nostro futuro, ma ricordo ancora meglio di quando ho
smesso di chiederle scusa e ho iniziato a dirle “Grazie”."
Grazie a Te, Maria, grazie veramente.
Grazie a Te, Maria, grazie veramente.
<3
RispondiEliminaBuona Pasqua
Grazie cara, anche a te!
Eliminafantastica MAria......efantastiche tutte siete unesempio meraviglioso
RispondiEliminaMica mi scelgo le consuocere a caso...;)
RispondiEliminaHai qualcuno per Lei?
Considerando l'età di Lei... il mio Grande potrebbe andare bene...?
RispondiEliminaMa ha un caratterino niente male!!!! Lei non scherza nemmeno...
Ahi Ahi...
Ma poi che fanno? Lui vuole andare a vivere a Londra?!!!!!