sabato 18 gennaio 2014

Dolore 2

E come si fa a rendere il dolore una ricchezza e non una sconfitta?
Credo che le soluzioni siano tante ed ognuno debba trovare la sua; probabilmente non  essendo tutti uguali, è difficile scambiarsi delle ricette.
Sicuramente  però, alla base, deve esserci l'accettazione.
Per inteso: non quella accettazione passiva e rassegnata di chi subisce e basta, nè quella rabbiosa e lamentosa che fa solo danni....no no.
L'accettazione della persona forte, l'accettazione della Madonna ai piedi della Croce, che accoglie la sofferenza, la porta su di sè con fortezza, non urla, non sbraita, non la rinnega.... l'abbraccia con coraggio e cerca di renderla feconda, diventando madre di tutta l'Umanità.
Accettare un dolore vuol dire  accoglierlo, riconoscerlo, farlo proprio e studiarlo, per vedere cosa è possibile fare per renderlo sopportabile, utile e fecondo.
Accettare la sindrome di Down non vuol dire subirla passivamente, anzi, vuol drie combattere perchè il proprio figlio sia visto come è , una persona come le altre ( a volte anche decisamente meglio delle altre ;)) e perchè possa sviluppare al pieno tutte le proprie infinite potenzialità.
Accettare la morte di una persona cara , vuol dire concentrarsi sul bene che ha fatto e sulla certezza della Vita Eterna.
Accogliere un figlio adolescente ribelle, vuol dire amarlo nonostante tutto , ma lottare per aiutarlo ad essere se stesso al meglio....
Ho visto persone spezzarsi sotto un dolore ineluttabile perchè  non hanno saputo o voluto accettarlo; rinnegano il passato ed il presente, rifiutano la realtà.
A loro consiglio di guardare di nuovo Maria e chiederle aiuto.
Oh, se Lei avesse detto a Gesù: "Scendi dalla Croce e scappa", forse Gesù l'avrebbe ascoltata, forse no, ma sicuramente da un consiglio così di sua Madre sarebbe stato spezzato e avrebbe faticato di più nel suo compito.
Invece lo sguardo sereno, dolce e deciso di sua Madre Maria, lo ha sicuramente aiutato ad affrontare con coraggio tutto quello che stava passando...
lo so, lo so....chi sono io per parlare del dolore? nessuno, lo so.
Chi potebbe farlo con vera cognizione di causa è chi soffe continuamente, chi vede un figlio con una malattia incurabile, chi non ama.....
Ma io, nel mio piccolo, vi dico quello che le mie sofferenze, anche quelle  ormai superate, mi hanno insegnato.
A voi la palla, ora.

5 commenti:

  1. Credo sia una delle cose più difficili per un genitore accettare che un figlio abbia un problema o magari anche solo che è diverso da come ce lo siamo immaginato.
    Tutto parte da lì, con "oh guarda sei fatto così, quindi bisogna fare cosà".

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  2. Già....ed importante è dire: ti amo anche perchè sei fatto così, anzi, soprattutto perchè sei fatto cosi'. E questo vale con tutti i figli, perchè sono persone diverse da noi, quindi non sempre rispettano le nostre aspettative....ma va bene, benissimo così, ognuno è se stesso.

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  3. Il dolore ci mette in ginocchio, pian piano lo assorbiamo, passiamo diverse fasi: la disperazione, la rabbia, il rifiuto e infine l'accettazione. Ci possono volere giorni, settimane, mesi o addirittura anni, l'importante è arrivarci all'accettazione. A tutto c'è un perchè, scoprire qual'è è il ns compito.

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  4. il dolore annienta ,ci cambia ci rendevulnerabile all'ennesimapotenza ma comedici tu ogni figlio è unico e nellasua unicitàva accettato così mano conpsirito di rassegnazione ma con forza motricepositiva. pensa per alcuniè unatragediano avereil figlio medico maelettricista!!!!!!!!
    ognuno di noi conosce il prorpio dolore ......ognuno reagisce a suo modo ..... ameildolore dilania internamente ma se mi vedi sembro un cardellino...il dolore ela sofferenza le supero pregando e mettendo una maschera davantia chi magari si preocucperebbe davantiallamia soffernza..........
    magarisono andata fuori luogo ma so che con te posso farlo
    baci

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    1. Vero...ti abbraccio forte, e ascolto il tuo canto di cardellino gioioso....il dolore non ti batterà. Tu sei nata pronta!
      Con grande affetto.

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